lunedì 26 dicembre 2016

Auguri per caso*

“Occupati di lei, Chiara!”. Così mi ha detto una ragazza incontrata per caso* al mercato, una ex-detenuta del carcere di Manakara. “Occupati di Beby!”.
Beby è in carcere da più di due anni ormai, insieme alla sua bimba Leticia, nata e cresciuta in prigione. “Non è mai uscita di qui, non ha mai visto una bici, gli zebù...” mi dice sempre sua mamma. Beby non è ancora stata processata, la data dell'udienza non è mai stata fissata. E se proprio proprio vogliamo dirla tutta, Beby è pure innocente! Il compagno pare abbia fatto girare dei soldi falsi, lui è scappato e lei è finita dentro. Fine dell'inchiesta.

Beby e Leticia in attesa della partenza per casa
In realtà a Beby avevo già proposto di tentare con una richiesta di libertà provvisoria, ma non aveva accettato, con la giustificazione che non voleva crearsi false speranze. Ma la richiesta dell'amica quel giorno per caso* al mercato mi ha fatto venir voglia di riprovarci. E Beby questa volta accetta.

Prepariamo le carte, le consegno a chi di dovere ma nel frattempo le cancellerie dei Tribunali dichiarano sciopero, che durerà due mesi. Finalmente riprendono a lavorare, vado a cercare la pratica in carcere... non si trova più. L'impiegato fruga tra i faldoni che giacciono abbandonati qua e là borbottando che l'aveva addirittura messa una busta (addirittura...) e mentre temo che sia invece finita piegata sotto i piedi di un tavolo traballante , busta anonima tra centinaia di buste anonime (che poi mi chiedo come non faccia a capire che dentro quella busta c'è la vita di una persona), ecco che finalmente, casualmente* la trova. Passano le settimane, nessuna risposta. Forse non hanno accettato la richiesta. Nel frattempo torno in Italia e al mio rientro a Manakara, giusto due giorni dopo, per caso* una signora, anche lei ex-detenuta, mi ferma per strada e mi dice che stanno processando Beby. Come prego? Corro in Tribunale e, guarda il caso*, la trovo al banco dei testimoni.  Il Giudice decide: assolta. Beby e Leticia sono libere! Che felicità! Raccolgono le loro poche cose e il giorno dopo ci troviamo alla stazione degli autobus. Le aspetta un  viaggio di due giorni che le riporterà a casa e verso una nuova vita tutta da costruire.

Mi chiedo come sia il mondo visto per la prima volta a due anni. Chissà com'è visto con gli occhi di un bimbo?

E quindi per quest'anno auguro che il Natale possa portare a tutti pace, gioia, serenità ma anche un bel paio di occhi nuovi da bimbo che ci aiutino a vedere come fosse la prima volta il mondo e che ci rendano capaci di stupirci, commuoverci ed appassionarci per  le piccole e grandi meraviglie di tutti i giorni.
BUON NATALE

Chiara


*Caso: pseudonimo scelto da Dio quando non vuole firmarsi di persona . (Anatole France)

Ps: Proprio in questo momento, dalla prigione, arrivano le voci dei carcerati: stanno cantando. Si preparano per la Messa di Natale. Sarà il “Caso”?


domenica 25 dicembre 2016

Natale è nascita di Gesù... e nostra nascita

Natale 2016

Carissimi amici,

questa volta non ho nessun motivo per scrivervi in ritardo, dato che sono in casa tutto il giorno per il doveroso recupero. Già, come molti di voi avranno saputo, giusto due mesi fa ho avuto un intervento al cuore in cui è stata messa una valvola e due ponti, dal momento che le coronarie erano quasi chiuse.

Beh, l’importante è arrivare in tempo; tutto è andato bene, il peggio è già passato. Ora sono già nella fase della riabilitazione: cuore nuovo... vita nuova! “Non tutto il male vien per nuocere”, come si dice, infatti questa esperienza mi ha portato un po’ più di giudizio, più fede, e mi aiuta a elaborare un nuovo (se prima c’era!) equilibrio di vita, dove i valori essenziali siano sempre in primo piano, lasciando tante “faccende” in mano ad altri, soprattutto nelle mani di Dio.

Ne approfitto per ringraziarvi per aver pregato per me o pensato bene in me... ma penso che Italia e Brasile insieme facciano miracoli. Ve la conto in breve: i medici mi hanno dato la “buona notte” in sala operatoria il 29.9.16 alle ore 15.00: giovedì. Mi hanno svegliato alle otto del mattino di venerdì per la visita di Jacqueline e Paulo. Poi mi hanno tolto i tubi che avevo addosso e alle dieci del mattino mi hanno dimesso dal reparto rianimazione e mi hanno portato in stanza sul mio letto.

Sabato e domenica, dieta e medicazioni... e lunedì mi hanno dimesso dall’ospedale. “Se vuole, può stare qui anche un altro giorno” mi ha detto il medico dell’ospedale. “no, grazie, vado a casa e vi ringrazio di tutto: siete stati bravissimi”.

E così sono venuto a casa in macchina (guidava Paulo!) come se fossi ritornato nel mondo dei vivi.

Veramente il Signore è il Dio con noi, Emmanuele.


E così vivo anche un Natale differente. La Regina, la bimba di nove anni (cresce.. cresce..) che vive con me, al ritorno dalla scuola mi raccontava che aveva scritto una lettera a Babbo Natale, come la sua maestra aveva proposto in classe. Nella lettera, invece di chiedere dei regali per sé, chiedeva al buon vecchio tante coperte, tanti cibi e torte per i bambini poveri.
“Bene, bravissima” le dico.
Dopo un po’ di silenzio mi fa una serie di domande, tipo: “quali sono i poveri che tu aiuti?”
“Come si chiamano?” “Quanti bambini sono?” “Dove abitano?” “Già, perché se il Babbo Natale mi porta ciò che ho chiesto, devo conoscere questi bambini e anche sapere la strada per arrivare da loro.”

Giusto... una piccola grande inchiesta o esame di coscienza da farci per Natale.
Non è che dobbiamo amare i poveri solo a Natale, ma festeggiando la nascita del Bambino Gesù, festeggiamo la vita che nasce in noi, nel mondo. Quando condividiamo la vita con l'altro (come il Verbo che si fa carne) in modo particolare con colui che ci presenta una richiesta di aiuto, generiamo una semente di vita. La semente è feconda ed eterna nella misura in cui incontra la terra “buona”, la terra del Calvario, la terra della Croce, bagnata dal Sangue Di Cristo. E per la Croce che si apre la Resurrezione che è la nostra fede, la nostra speranza, il senso ultimo della nostra vita. Allora si capisce perché il mistero dell'Incarnazione, della condivisione, dello spezzare il pane di vita con i più poveri, ci porta al mistero della salvezza, della liberazione. Né il povero, né il ricco, né il buono, né il cattivo, né io, o noi, con tutte le nostre opere buone, ci possiamo salvare da soli. Ci salviamo e ci liberiamo come relazione con l'altro, nella compassione con il Cristo povero, senza casa, in mezzo al massacro degli Innocenti, profugo in terra straniera, marginalizzato e criminalizzato, torturato fino alla morte... E' in questa condivisione che ci sentiamo fratelli. Invece di essere “disperati” per le cose di questo mondo (che vanno veramente male) rimaniamo uniti, perseveranti, nella speranza di un altro mondo possibile, frutto di compassione, di Croce e Resurrezione.

Sono sementi buone, feconde (non ibride o geneticamente modificate!) ogni gesto di solidarietà.

Voglio ringraziare tutti gli amici del Centro Missionario di Reggio Emilia che hanno collaborato e partecipato alla cena di Boorea (840 partecipanti!), cena solidaria con i profughi della Siria in un accampamento della Palestina, solidaria con i bambini della nostra Caritas di Jandira nel progetto di scuola professionale per adolescenti che vivono ai bordi di una fascia sociale che divide (ed unisce) la marginalità dalla (con) criminalità.

Infine voglio dirvi che la mia gioia è nel vedere la Caritas con i suoi quasi mille bambini come un campo di terra buona, dove voi gettate tante sementi buone... magari le date a me perché io le semini... si, come la Regina, che ha bisogno di me per sapere il cammino per portare le coperte di Babbo Natale fino ai bambini poveri. Si, con il vostro aiuto, con l'adozione a distanza, con la preghiera, con la visita, venendo qui ad aiutare come la Marta e la Silvia, due universitarie di Roma, con i banchetti beneficenti...

Bene, allora buon Natale e buon inizio di anno: assieme ai pastori seguiamo questa luce che ci porta alla grotta degli animali, del bue, dell'asino, delle pecore... che sono stati i primi ad ospitare Gesù, con Maria e Giuseppe. San Francesco diceva che nel Natale anche gli animali devono mangiare meglio. Infatti tutto il creato soffre, geme e canta in questo parto di Maria nostra Madre.

Natale è nascita di Gesù, è nascita della vita... e la nostra nascita.

A tutti un grande abbraccio di “compassione” e di pace

don Gianchi

sabato 24 dicembre 2016

Auguri dalla Bahia

Lettera Natale2016

 Festeggiamo questo Natale, tanti i messaggi di auguri che riceviamo e ci scambiamo. Natale è ancora una festa sentita anche se i suoi risvolti commerciali spesso non ci permettono di arrivare al cuore dell’avvenimento. Qui in Bahia, prima di Natale, ho fatto una visita con una animatrice del posto ad un bairro, un quartiere povero di Wagner. Bello incontrare le persone, alcune le abbiamo solo vistate diciamo come conoscenza e cortesia, altre portando anche l’Eucaristia. Siamo partiti da una famiglia povera,quella di Maurina, che abita vicino al fiume, ha un ragazzone Gilmar che soffre di epilessia. Siamo andati, mettendo piedi nell'acqua, fino al fiume Rio Utinga; questo fiume è la ricchezza di questa regione. Poi abbiamo incontrato alcune anziane, una con 104 anni.

Una anziana Leonidia, sembra veramente sorda ma poi ha detto con noi l’Ave Maria e il Padre Nostro così gli abbiamo dato anche la comunione, quando ha visto l’ostia ha sorriso e detto “Guarda il biscotto del Prete”, vive in una famiglia evangelica ma si vede che ha dentro una tradizione cattolica che vuole conservare. Altre signore anziane ci hanno accolte con affetto, in una casa abbiamo visto preparato un presepio, qui si dice “lapinha”; questa tradizione sta quasi scomparendo. Come pure i vari “Benditi" che sono inni e canti della tradizione antica che venivano fatti davanti ai presepi. Abbiamo anche incontrato una bimba con handicap, si chiama Yasmin ha nove anni, ha sofferto nel parto non è riuscita a respirare e a piangere, non parla è gracile e ha problemi respiratori, la mamma la cura con affetto.

Non so in questo paese quanto possa essere l’aiuto e l’accompagnamento per queste situazioni. In questo settimana con don Riccardo, abbiamo incontrato il vescovo dom Andrè con il quale abbiamo guardato la zona pastorale che ci vuole affidare, c’era anche il prete di Ruy Barbosa don Antonio. Abbiamo visto la possibilità di cedere Lagedinho che sarebbe il quarto municipio della zona a Ruy Barbosa; ma quasi tutte le comunità di campagna fanno riferimento a Wagner dove siamo. Cosi alla fine si è pensato di tenere questa zona tutta coi 4 municipi: due nuovi, Utinga e Bonito, e gli altri due che fanno già parte della pastorale dei Fratelli Wagner e Lagedinho. Il vescovo però ha pensato di darci un aiuto nel diacono Genival de Jesus Araujo, attualmente era nella parrocchia di Ipirà con don Gabriele Burani. Siamo andati anche ad incontrare il prete di Utinga Giorlando, assieme alle suore congolesi che sono lì, ci ha presentato la realtà pastorale di Utinga e Bonito. Ci è sembrato una realtà viva specie la pastorale giovanile e famigliare; Giorlando ha dato un grosso impulso al canto e all’animazione liturgica. Se questa evangelizzazione ha provocato una buona risposta delle comunità speriamo con la nostra presenza di non spegnerla.

Alla Casa di Carità di Ruy Barbosa in preparazione al Natale c’è stat una bella presenza di giovani. Una Suora, Jacy delle Ausiliari del Sacerdozio, che aveva da novizia fatto un mese alla Casa, è tornata per una settimana; è stata una bella presenza e anche lei si è sentita ben inserita nel servizio e nella preghiera con gli ospiti. Poi anche 4 Francescani bahiani, che sono in cammino di formazione, studiano la filosofia a Curitiba nel sud del Brasile, hanno fatto una tre giorni in casa. Per alcuni di loro era la prima volta di un servizio effettivo ai nostri ospiti, ma abbiamo visto una bella disponibilità e anche la voglia di condividere lo stile di vita che la casa propone.

Momenti di preghiera importanti sono stati la novena, fatta con gli ospiti e ben partecipata, si è usata quella preparata dalla diocesi con temi che riguardavano molto la famiglia e le condizioni critiche che vive nel nostro tempo, con la volontà che il Natale sia un tempo rinascita nella fede e nell’amore. Poi un’altro momento importante è stata la partecipazione della  Casa ad una sera della novena della Parrocchia di Pintadas. Questa parrocchia seguita da pe. Luca, missionario reggiano, ha voluto anche restituire la visita fatta con una delegazione che è venuta a conoscere meglio la casa a Ruy Barbosa. E nella circostanza si è fatto festa al piccolo Francesco, che il giorno di Santo Stefano ha compiuto 12 anni. Francesco è il piccolo di casa, super curato perché molto fragile, adesso anche senza Suor Manu, ma resiste e porta il suo contributo. Per finire dopo il Natale siamo andati, io e don Riccardo all’incontro dei sacerdoti della diocesi ad Andarai, una ventina di preti nella maggioranza bahiani. Una mezza giornata dedicata al vita sacerdotale, la cura di sé, come importante: per non passare dall’entusiasmo dei primi tempi all’apatia o alla frustrazione di fronte alla vita pastorale che si conduce. Sono 7 i sacerdoti ordinati negli ultimi anni, quindi bisognosi di crescere e aiutarsi nelle difficoltà. La seconda mezza giornata è stata dedicata al piano di manutenzione del clero, qui manca completamente quello che da noi in Italia è Istituto di sostentamento del Clero; così ogni diocesi deve provvedere a come sostenere i suoi sacerdoti. C’è stata molta discussione e anche le proposte pensate sono da verificare. Il clima è stato fraterno e anche pranzi e cene ben animati. In questi giorni siamo a Nova Redençao perché abbiamo la visita dell’Immagine di Nossa Senhora Aparecida, la patrona del Brasile, passerà in tutte le nostre comunità, è un momento festivo per ricordare anche nella parrocchia i 300 anni della scoperta di questa Madonna che tanto bene ha fatto al popolo brasiliano. Allora assieme al Buon Natale vi facciamo gli auguri per il nuovo anno

Deus vos abençoe e de muita Luz.

Pe. Luigi a nome di tutta equipe della cdc brasiliana.

Un sereno 2017 nella pace della nonviolenza

Carissimi tutti, familiari e amici, 

eccomi, in questa vigilia di Natale, a cercare di condividere con voi il cammino di questo anno trascorso, un anno per tanti versi complesso e difficile, un anno in tanti momenti duro da affrontare, perché?:
-  la situazione del Madagascar che non riesce a rialzare la testa dopo le tante crisi politiche ed economiche sofferte?
-  la situazione climatica che sempre più pesa anche sulla meravigliosa Isola Rossa … siccità, degrado ambientale e i fuochi che continuano a devastare colline e radure con la sparizione di vaste aree di foresta?
-  le persone con cui vivo che sempre più faticano a dare un senso alla loro vita, soffrendo per la disoccupazione, l’insicurezza, il banditismo?
-  o non è piuttosto il sentire che la fatica e l’impegno profusi in tanti anni e tante attività, a volte non danno i risultati sperati?
-  oppure sarà la consapevolezza che pur cercando di condividere e compatire in tutto la vita di questi fratelli e sorelle resta sempre la distanza di una cultura e di un “mondo” profondamente diversi? 

Il presepe della foto è prodotto in terracotta qui in Madagascar e lo abbiamo allestito nel cortile all’ingresso della Ferme St. François d’Assise.

Potrei continuare a elencare ancora tante ragioni o ragionamenti per spiegare la fatica di questo anno ma penso che più che cercare delle spiegazioni sia importante cercare delle risposte! In questi giorni leggendo i testi di Papa Francesco mi sono lasciato “convertire” dal Messaggio per la 50esima giornata mondiale della Pace. Scrive Papa Francesco: “Questo è il Messaggio per la 50ª Giornata Mondiale della Pace. Nel primo, il beato Papa Paolo VI si rivolse a tutti i popoli, non solo ai cattolici, con parole inequivocabili: «E’ finalmente emerso chiarissimo che la pace è l’unica e vera linea dell’umano progresso ….. In questa occasione (la 50ª Giornata Mondiale della Pace) desidero soffermarmi sulla nonviolenza come stile di una politica di pace e chiedo a Dio di aiutare tutti noi ad attingere alla nonviolenza nelle profondità dei nostri sentimenti e valori personali.

Che siano la carità e la nonviolenza a guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali. Quando sanno resistere alla tentazione della vendetta, le vittime della violenza possono essere i protagonisti più credibili di processi nonviolenti di costruzione della pace. Dal livello locale e quotidiano fino a quello dell’ordine mondiale, possa la nonviolenza diventare lo stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme.” Dicevo che mi sono lasciato convertire, in effetti, la fatica e in certi momenti lo sconforto possono produrre in noi desiderio di “vendetta” e non un atteggiamento di nonviolenza che è invece la vera risposta per costruire la Pace!

Carissimi dopo 25 anni di missione mi accorgo che la nascita di Gesù, oggi mi chiama ad essere un operatore di Pace. Lui il Principe della Pace ci invita con il suo modo di “proporsi” di “presentarsi”, un bambino inerme e indifeso, a essere dei nonviolenti degli uomini e donne di Pace.
Vorrei raccontarvi quanto vivo, quello che accade intorno a me, come dicevo sopra della fatica che in certi momenti sembra prendere il sopravvento, ma preferisco lasciare parlare Gesù, che oggi, ancora una volta, ci rammenta che è quando ci facciamo piccoli che guadagniamo tutto, è quando siamo nel nascondimento di una “grotta” che appariamo come “luce”.
Il Signore ci doni la sua Pace! Perché ciascuno di noi divenga uomo e donna di Pace!

AUGURO A TUTTI UN BUON NATALE E
UN SERENO 2017 NELLA PACE DELLA NONVIOLENZA



Con affetto, un abbraccio a tutti, Luciano

venerdì 23 dicembre 2016

Natale di frontiera... (di Padre Filippo Ivardi Ganapini)


Il Dio che viene nella crisi
Inutile dire che siamo in crisi. Siamo stanchi di parlarne e soprattutto di viverla!
Trump non promette niente di buono, la guerra in Siria è al suo sesto anno, la guerra in Yemen ha fatto più di 10.000 morti (ma quasi nessuno ne parla), gli attentati colpiscono dappertutto ( ma fanno rumore solo a certe latitudini!), si muore per le strade del Congo in questi giorni in cui si protesta per un presidente scaduto che non se ne vuole andare, è caos in Gabon dopo le elezioni truccate, in Centrafrica le esazioni contro la popolazione riprendono, in Sud Sudan la pace è ancora in alto mare, l’intolleranza del mondo contro gli immigrati sale. Può bastare per questo Natale?
Qui in Ciad le scuole e le Università sono chiuse (quasi tutte! Poche come le nostre resistono con grandi difficoltà) da più di tre mesi, gli ospedali chiusi, gli studenti per strada, gli insegnanti senza salario e senza speranza. Le famiglie stringono la cinghia e sono costrette a tornare nei villaggi dove almeno il lavoro dei campi non dipende dal buonumore o dal furto delle casse dello stato dell’etnia al potere. Molti fanno fatica anche a mangiare. Fino a quando?
Sarà Natale quest’anno per il Ciad? Sarà Natale per l’umanità?
Dov’è Dio in questa crisi? Esiste?
L’ho incontrato all’opera per resistere nel volto e nelle gambe di Claude, venditore ambulante di medicinali sulle strade di Abéché per cercare di sfamare la moglie e 5 bambini. Chilometri e chilometri ogni giorno a piedi per bussare alle porte e vendere qualche aspirina. Per andare avanti. E’ cristiano impegnato e lotta per vivere…
L’ho riconosciuto nelle mani di Isabelle, giovane vedova insegnante senza salario della nostra comunità cristiana e coordinatrice della Caritas, sempre pronta a tendere una mano  a chi è ammalato in ospedale, a chi fatica in carcere, a chi non ce la fa nella vita. Per dare speranza.
L’ho visto negli occhi di Dene, abbandonata dal marito, senza lavoro e con 4 figli a carico; occhi che non hanno più lacrime ma tanta voglia di battersi per vendere sapone al mercato e sfamare la famiglia. Per non arrendersi.
L’ho salutato in un abbraccio a Aboulaye Issacar, imam di Abéché, che mi ha aperto la porta di casa sua.
Questi sono solo alcuni dei tantissimi ciadiani che resistono alla crisi e alla disperazione lottando ogni giorno. Questi sono i miei testimoni di un Dio che non si arrende. Allora è ancora Natale, Dio nasce ancora dentro questa resistenza nonviolenta che semina speranza ad ogni passo. Che fa rialzare dopo ogni caduta.
Questo è il Dio in cui credo. Non onnipotente, ma impotente, il Dio bambino, il Dio che non può se non trova cuori e gambe che osano un mondo altro. Il Dio vicino che sta alle frontiere del mondo ferito. Il Dio che prende carne, che si immerge dentro questa crisi che sembra stritolarci, toglierci prospettive e sogni! E dentro la vicenda umana prova con noi a ribaltare la storia.
In fondo Natale dipende da noi…non da una scadenza del calendario o da una ricorrenza riscaldata. Dipende da me e da te il Natale. Anche per Dio sarà Natale solo se trova gente che si lascia provocare dal suo gesto di avvicinarci. Per chiederci di avvicinarci agli ultimi del mondo, ai derelitti della storia. Nelle frontiere del mondo. Come la frontiera di Abéché, città faro dell’Islam in Ciad. Per vivere il Natale vero sulla strada al fianco di chi non conta agli occhi degli uomini. Allora ci vogliono occhi nuovi per vedere il Natale. Abbiamo tutti così bisogno di riprendere la strada della contemplazione per riconoscere Dio sulla strada e in frontiera. Guardare l’Uomo con occhi diversi…come fratello e non nemico.
Sarò da domani fino al 29 dicembre sulla strada alla forntiera con il Sudan per incontrare Dio nelle comunità cristiane di Ade, Am Djarema, Koukou, Goz Beida. Incontri, volti, celebrazioni, storie che dicono la voglia matta di resistere alla crisi, di dare una svolta al nostro pazzo mondo, di vivere davvero Natale, di incontrare finalmente Dio. Certo con problemi immensi, contraddizioni, cadute…ma anche con il desiderio vero di rifarsi una vita.
Allora sarà la svolta, a partire dal basso, ma state tranquilli che non la racconteranno né le televisioni, forse internet, né i libri di storia. Sarà Natale per i piccoli del mondo…e tanti magari non se ne accorgeranno neanche. La svolta verrà dalle piccole storie di frontiera che cambiano il mondo in silenzio, dagli affetti veri, dalle relazioni ritrovate, dalle narrazioni di riscossa e rinascita, dalla capacità di rimettersi in cammino, dal Dio che si fa così vicino e piccolo da scaldarci cuori e vite per dirci che ci ama ancora…
…e che ha bisogno di te e di me per amare e cambiare il mondo!

giovedì 22 dicembre 2016

Gli auguri dall'Albania

Laç Vau Dejes - 17/12/2016
Ciao a tutti!
Per noi di Gomsiqe questo Natale è un nuovo inizio… Partiamo per quest’avventura con tanta gioia e voglia di fare e metterci in gioco! Abbiamo salutato da pochi giorni Laura che ha condiviso con don Stefano un anno molto ricco di attività! Essere in due a volte può essere difficile (anche se Laura faceva per tre!), ma stando qui si sente forte il sostegno dall’Italia.

Le attività principali che sono state portate avanti sono:

- Vestine da battesimo.

Prosegue l’incontro settimanale delle ragazze che confezionano le vestine che molte parrocchie a Reggio stanno acquistando. Abbiamo cercato di fare diventare questo incontro sempre di più un momento di lavoro e formazione umana, infatti da alcuni mesi questo in questo appuntamento le ragazze vengono aiutate a trattare temi legati a problematiche quotidiane come ad esempio l’educazione dei figli.

- La Biblioteca


E’ stata arricchita con libri e materiali nuovi che, come già da qualche anno, a rotazione portiamo nei vari villaggi. Questa è un’iniziativa che permette a chi lo desiderano  (Bambini ma anche adolescenti e adulti) di leggere e di formarsi! Chissà che questa “Biblioteca di strada” non possa mettersi in cammino verso altre mete e villaggi! Vi abbiamo mandato anche una foto per mostrarvi come ogni domenica dopo le celebrazioni portiamo in viaggio la biblioteca (riempiamo i nostri zaini di libri) e la trasferiamo nelle chiese dove i bimbi e i ragazzi vengono per riportare e prendere i libri.

Fondamentale è stata la presenza di due ragazzi albanesi, stipendiati da noi, che ci hanno aiutato a portare avanti il progetto della biblioteca e del catechismo, entrando in sintonia coi ragazzi e la gente del posto.

- Attività coi Gabel.
Grazie alle vostre offerte, siamo riusciti a lavorare insieme a Suor Riccarda con i ragazzi Gabel (i sinti albanesi), con i quali abbiamo fatto catechismo!

- Famiglie Bisognose.
Ogni mese la Caritas Sapa sostiene con pacchi alimentari le famiglie in estrema povertà. Il nostro compito è quello di individuare nelle nostre parrocchie le realtà con maggiori difficoltà e segnalarle. La situazione generale dell’Albania non sta migliorando, per cui si rende necessario proseguire in questo impegno.

Vi ringraziamo ancora e come si dice qui… “Gëzuar për shumë vjet!” e “Zoti ju ndimoftë dhe bekoftë!” (“Auguri per molti anni” e “Il Signore vi aiuti e vi benedica”).
Vi auguriamo un sereno Natale! Gëzuar Krishtëlindje!

Don Stefano, Federica, Francesca e Virginia.

martedì 20 dicembre 2016

Auguri da molto lontano

Ampasimanjeva, Madagascar
Carissimi,
  augurandovi un felice Natale e un buon 2017, vi vogliamo parlare un po' di noi, di quello che stiamo facendo e di quello che questo anno ha portato di buono.
            Attualmente questo importante presidio sanitario nella foresta del Sud est del Madagascar  ha raggiunto ottimi risultati sul territorio. Con frequenza, pazienti residenti in villaggi lontani decidono di venire a farsi curare ad Ampasimanjeva. Da gennaio ad oggi sono passate dall’ospedale circa 30.000 persone, tra visite ambulatoriali e ricoveri. A ciò si aggiungono le mille consultazioni prenatali effettuate ogni anno.
            Sta crescendo anche il reparto di pediatria, dove al Dottor Rivo si è affiancato il Dottor Jean Baptiste, ed insieme svolgono un ottimo lavoro.
            In maternità prosegue il progetto creato a supporto dell’FMA, mirato alla salute madre-bambino. La sensibilizzazione nei villaggi verso le matrone, che assistono le partorienti, sta apportando buoni risultati, e sta aumentando il numero di donne in gravidanza che scelgono di essere seguite in ospedale, che poi vengono  a partorire.
            Oltre al reparto degli adulti, pediatrico e della maternità, è presente un’area riservata ai tubercolotici e alle loro famiglie. Qui i degenti restano per un minimo di due mesi, nei quali vengono assistititi con i farmaci necessari, i controlli ospedalieri e il cibo. Terminate le cure, se il primo controllo risulta negativo, possono tornare alle loro case.
            Le suore della Casa della Carità li assistono concretamente: la mattina distribuiscono le medicine, valutando possibili cambiamenti dello stato di salute, e, a  seconda di quanti malati sono presenti, tre volte a settimana oppure tutti i giorni al pomeriggio, vanno a prendere il latte. Inoltre, una volta al mese c’è la distribuzione del riso, sia per malati in corso sia per quelli convalescenti, oltre che per le loro famiglie.
            Le suore ad Ampasimanjeva  svolgono un importante servizio per le persone più in difficoltà, soprattutto in situazione di denutrizione, cercando di garantire almeno un pasto quotidiano. L’attenzione è rivolta anche ai pazienti ricoverati non sostenuti dalle proprie famiglie.
Continua l’accoglienza dei gemelli abbandonati alla nascita, aspettando che siano adottati dalle famiglie malgascie. Fino ad ora hanno salvato quasi 200 neonati.
Da settembre, inoltre, ospitano un bimbo di 10 mesi, vittima di violenza familiare. 
A supporto delle attività della FMA, continuano a giungere numerosi volontari. Quest’anno sono presenti due volontarie Anna e Cristina che seguono il progetto madre-bambino, aiutano le suore nei servizi quotidiani e svolgono attività ludiche con i bambini del villaggio, tra cui anche i figli dei pazienti.

Ancora grazie a nome di tutti. Cogliamo l’occasione per inviarti anche se da molto lontano i nostri migliori auguri di un Sereno Natale e un Anno di Pace.

L’équipe della

Fondation Medicale d’Ampasimanjeva

mercoledì 14 dicembre 2016

Ringrazio il Signore

Ringrazio il Signore per ciascuno di voi.
Ringrazio il Signore perché il Capo della prigione ha accettato la stragrande maggioranza di dette iniziative.
Ringrazio il Signore perché ho potuto contare e spero anche in seguito su un direttore dei lavori nella persona di Dadazozy che, non solo si è preso a cuore questi lavori in carcere, ma anche li fa realizzare a regola d’arte in robustezza prima di tutto.
I lavori fatti in prigione hanno lo scopo di ricordare che i detenuti hanno ancora una dignità.
Facendo lavorare a turno i detenuti più poveri come manovali questi ricevono uno ‘stipendio’: metà riso e fagioli e metà in denaro … ho visto varie persone che dopo avere lavorato più volte come manovali ottenere la fine della pena o il riconoscimento di non colpevolezza o potere lavorare all’esterno del carcere… quindi negli intrecci non ben chiari questi soldi sono utili anche per uscire.
Sono proprio contento che in ogni camerone  alle due finestrelle esistenti se ne sono aggiunte tre …ora i detenuti che dormono in quei tre cameroni dicono che l’aria è sufficiente. Quei cameroni erano stati fatti tinteggiare nel giugno-luglio 2014 con una donazione della cittadinanza di Brescello nella persona di ‘Peppone’ allora Giuseppe Vezzani … quella tinteggiatura durò un anno e poco più in quanto l’aerazione era scarsa al punto che il vapor acqueo del respiro dei detenuti rimanendo all’interno ha fatto deteriorare in breve tempo la pittura soprattutto del soffitto dei cameroni … ora l’aria è abbondante e i detenuti preferiscono coprirsi con la coperta quando l’aria è troppo fresca piuttosto che quel caldo umidiccio per assenza di aria … si spera anche che diminuiscano i problemi polmonari, quindi i ricoveri in ospedale.

 Un’altra iniziativa è stata il prolungamento della tettoia dei bagni/docce e dello spazio dove alcuni con una fatapera (1) in lamiera o in mattoni si cucinavano il pranzo.
Ora in questo spazio si sono costruite più di 60 fatapera in mattoni e cemento allineate in tre file, così anche i poveri possono, se hanno carbone e il riso, cucinarsi il pranzo,
Queste fatapera sono in sovrannumero, secondo il bisogno dando così a tutti la possibilità di  usufruirne.

Sono proprio contento: venerdì 30 settembre 2016 il nuovo cappellano delle carceri Mompera Jean Bosco ha fatto la preghiera di benedizione alla presenza di tutti i detenuti.
Domenica 2 ottobre terminata la S. Messa la guardia carceraria addetta ha dato il via per l’uso di queste batterie di fuochi per il cibo. La guardia ha anche ricordato ai detenuti di non sporcare i pilastri della tettoia … ma, avendo a che fare con il carbone, il pavimento in cemento e i pilastri ora sono … come il colore del carbone … ma non è un problema l’estetica.

Quando vado in carcere sono proprio contento nel vedere le persone appollaiate sotto la tettoia: c’è chi cucina con la nuova fatapera, c’è chi cucina con la sua fatapera in lamiera, ci sono alcuni seduti in crocchio che parlano, altri che giocano a carte, altri che giocano i soldi con i dadi. Sono proprio contento nel vedere lo spazio sotto la tettoia venga ABITATO QUOTIDIANAMENTE.

Il 1 novembre come di consueto il Vescovo di Ambositra Mons. Fidelis ha presieduto la S. Messa in carcere … e per quella occasione alcuni detenuti hanno fatto la rappresentazione della donna adultera e … il tutto svolto sotto la tettoia, eravamo un po’ strettini, ma non è stato un problema, il problema è quando la testa di uno viene esposta al sole cocente senza una protezione.
Oggi mercoledì 14 dicembre l’associazione CSPD (2)  ha indetto una iniziativa sui ‘diritti dell’uomo’ c’erano due tipo Gazebo: uno per le autorità come il Presidente della Regione, il Procuratore, il Nuovo Direttore delle carceri per la Regione di Ambositra, il Vescovo, i Pastori della Chiesta protestante, Avventista… l’altro per le guardie carcerarie, i membri della Cappellania Cattolica della prigione, membri del CSPD e altri e di nuovo gioia nel vedere i carcerati non schierati nel cortile sotto il sole cocente ma di nuovo là appollaiati sotto la tettoia. Per l’occasione ai detenuti è arrivato un sapone, un filone di pane e una banana e del riso non ancora cotto.

Venerdì 23 dicembre la Cappellania Cattolica della Prigione offrirà un pranzo per tutti i carcerati a basa di riso condito con cipolle, carote, patate e carne … sì carne … due signore francesi Madame Francine e Madame Clodine offriranno questo sostanzioso pranzo.
Lunedì 5 dicembre è iniziato un nuovo lavoro in prigione: su richiesta della Croce Rossa internazionale sono iniziati i lavori per aggiustare e ampliare la casa esistente e fatiscente dei detenuti minori, che hanno il diritto, per la loro salvaguardia da abusi di ogni genere, di uno spazio loro dedicato e una serie di iniziative per il loro recupero, prima fra queste l’alfabetizzazione.
E’ un’impresona ‘costosa’ e volentieri chiedo il vostro contributo sempre nella libertà dei figli di Dio ricordando che ‘non il tanto o il poco’ conta ma il donare con amore.

Con gioia anche in questo Natale celebrerò la S. Messa in prigione nella cappella della prigione, vera Cattedrale.
Quest’anno, grazie anche alla visita di  don Daniele Simonazzi nell’agosto 2015 in carcere, è aumentata la consapevolezza che nella cappella della prigione si riunisce per pregare la vera Chiesa, Chiesa Santa e peccatrice, chiesa di chi come quel pubblicano della parabola evangelica non osa alzare lo sguardo e non ha paura di chiedere Misericordia.

Vi faccio gli auguri del Santo Natale chiedendo a me stesso e a ciascuno di voi di mescolarvi con quei pastori che vanno alla grotta stalla, con quei Magi che si prostrano adorando quel bimbo. Non è facile mescolarsi con i pastori o con i carcerati in preghiera ci vuole umiltà … quell’umiltà che ogni giorno può tamponare il nostro io … io … io  e non vare paura di chiedere ogni giorno l’Aiuto del Signore.

Ambositra 14-12-2016

                                                            Don Giovanni Davoli

lunedì 12 dicembre 2016

Recuperando il "nostro luogo perduto"

Questa  è la nostra storia:
Tocopilla, città del nord del Cile, con 23.000 abitanti, il 14 novembre 2007 è stata colpita da un terremoto di magnitudo 8 (scala Richter), ed è stata distrutta al 50%, persino il cimitero è stato danneggiato. La nostra parrocchia, Sacro Cuore di Gesù, di 15.000 abitanti, situata nel settore nord, è nella zona più popolare e più provata della città; ha perso completamente tutti gli edifici, inclusa la Casa parrocchiale; grazie a Dio è rimasto in piedi il tempio. Abbiamo preso la nostra casa, luogo d’incontro, di formazione, di servizio, luogo dove vegliare i nostri defunti.

La nostra Comunità è stata così molto limitata nel poter svolgere i suoi servizi di formazione, di accoglienza, di promozione sociale, di attenzione alle persone, di servizio a tutta la zona nord della città.

A questo c’è da aggiungere un dato rilevante nella vita di questa comunità parrocchiale:
Dal 7 agosto 2011 la parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, eretta il 14 aprile 1948, dal 1968 dipendeva amministrativamente dalla Parrocchia Nostra Signora del Carmelo; con la nomina del proprio parroco, P. Antonio Romeo, e con una propria autonomia, è diventato ancora più urgente per la nostra comunità parrocchiale il recuperare gli spazi perduti.

Come Comunità abbiamo riparato i danni alla chiesa parrocchiale e preparato il progetto di ricostruzione che riguarda un edificio a 2 piani. Al primo piano è prevista la sala per veglie funebri e due sale per attività varie, convertibile in salone formazione, incontri …, uffici parrocchiali, al secondo piano la Casa del sacerdote.
 Gli edifici parrocchiali distrutti

Quest’opera comportava un alto costo economico, che la nostra parrocchia non era capace di coprire da sola;  anche facendo grandi sforzi con lotterie, bingo, aiuti personali, non si riusciva ad arrivare alla cifra sufficiente.

Il nostro sguardo si è rivolto pieno di fiducia ad Adveniat, Organizzazione di Cattolici tedeschi, alla Conferenza Episcopale Spagnola, agli amici d’Italia, al Centro Missionario Diocesano e Case della Carità di Reggio Emilia.



Sono arrivati i primi aiuti economici, le promesse di un aiuto e così, confidando nella Divina Provvidenza e in S. Giuseppe, custode fedele, abbiamo dato inizio all'opera di ricostruzione.

La prima pietra è stata benedetta e posta il 12 aprile 2014 dal nostro Arcivescovo Mons. Paolo Lizama, con la presenza delle massime autorità. I lavori son cominciati il 19 maggio e, alla fine di settembre si è conclusa la prima parte, l’opera strutturale fino al tetto. Fin qui era bastato il denaro. Poi, per mancanza di mezzi economici, si son fatti solo piccoli interventi, un muro di contenzione per il dislivello tra la collina e il mare, una recinzione con ingresso. 
Abbiamo sperato di continuare, confidando nella Provvidenza di Dio che si sarebbe fatta presente …
E Dio si è fatto come sempre presente … l’aiuto della Conferenza Episcopale Italiana nel novembre 2015 sbloccò tutto e ha permesso di terminare il primo piano e con altri aiuti e apporti della Comunità parrocchiale è stato possibile realizzare al secondo piano la Casa parrocchiale, per una maggior vicinanza del sacerdote.

In verde la casa ricostruita, in primo piano la chiesa
È stato così possibile realizzare il nostro sogno di “recuperare la nostra casa” e nel mese di luglio 2016 è stata completamente conclusa la struttura dell’edificio con la pittura, l’acqua, la luce e l’elettricità. Restano ancora da sistemare tanti dettagli, anche alcuni interventi esterni perché la municipalità di Tocopilla ci conceda la “licenza di opere”.
Sabato 26 novembre, in questa Comunità parrocchiale, il nostro Pastore Mons. Paolo Lizama ha benedetto il nostro Centro e la Casa Parrocchiale.
Termino questa piccola storia elevando a Dio Padre la mia preghiera di ringraziamento, questa è stata la Sua opera, e a tutti voi che con il vostro aiuto generoso avete reso visibile il Suo volto misericordioso. Di tutto cuore GRAZIE! Avrete sempre un posto nel nostro cuore e nelle nostre preghiere.
P. Antonio Romeo, parroco del Sacro Cuore di Gesù
Tocopilla, 21/11/2016

giovedì 8 dicembre 2016

Da un mese ad Ampa

Ciao a tutti,
eccomi qui finalmente, in una domenica tranquilla sulla veranda, a scrivere le mie prime impressioni di questo mese.
Solo un mese...ma mi ci vorrebbe un'altro mese per scrivere tutto quello sto vivendo.
Dentro di me pensavo di venire in Madagascar e trovare tempo per fare tutte le cose per cui ultimamente in Italia facevo fatica a trovare il tempo. Niente di più sbagliato...o meglio...si fa fatica a trovare il tempo per fare tutto perché cambiano un po' anche le priorità.
Alla partenza non mi son ben resa conto del tempo che sarei dovuta star via. Mi sembrava di partire per un campeggio o per una vacanza di un mese... che da li a poco sarei comunque tornata a casa. 
In realtà nemmeno adesso mi rendo conto bene del tempo...è passato un mese e mi sembra di essere arrivata ieri, mi sveglio il mattino ed già è sera...qui è tutto diverso! 
Poi dopo cena e compieta (20:30), arriva il sonno e vita kabari :). I ritmi rallentano ma le giornate sono veloci!
Non ho ancora trovato una mia routine giornaliera. 

La mattina cerco di andare in ospedale, ma non sempre è così perché può esserci l'uscita nei villaggi, da lavorare per il progetto, andare in maternità, ecc..
Il pomeriggio invece vado in ufficio a inserire i dati delle donne in gravidanza insieme ad Alba ed a Cristina che è arrivata da una settimana. Quest'anno io e Cristina continueremo il lavoro di Alba. Sono un po' tesa per quando Alba tornerà in Italia... perché ci sono tante cose da fare, un po' per la lingua...ma sono sicura che Cristina sarà di grande grande aiuto.
L'ospedale mi ha davvero colpito, mi aspettavo ovviamente che sarebbe stato diverso...ma quando lo vedi fa tutto un'altro effetto. La lingua mi impedisce di aver un reale dialogo con i pazienti ( qualche volta butto li qualche parolina in malgascio che ho imparato, giusto per far scena :)), ma questo mi ha portato a osservare molto di più...e anche questo penso sia importante... i movimenti, le espressioni, i sorrisi e tutti i gesti da cui traspare la l'ansia, l'attesa, l'accettazione, il sollievo...Non tutte le storie finiscono bene ad Ampasimanjeva e anche questo fa tanto riflettere, ti mette davanti degli interrogativi. E accettare il fatto che non sempre ci siano delle risposte pronte, anche questo bisogna imparare a fare.
Nonostante sia qui da relativamente poco mi è capitato di vedere qualcosa, ma la storia che forse mi ha colpito di più fino ad ora è di un bimbo di 8 ani che è stato ricoverato in Pediatria per qualche settimana.
Il Dottore gli aveva trovato una massa nell'addome che con tutte le probabilità era un tumore maligno. Purtroppo in questi casi ad Ampa non c'è quasi speranza, forse solo in capitale si sarebbe potuto fare qualcosa, ma per quella famiglia sarebbe stato troppo pesante come costi. In quel periodo è venuto un gruppo di medici belgi che hanno operato, aiutando così il Dottor Martins nel suo lavoro e sono venuti a conoscenza del bimbo. Erano un l'unica speranza, dopo aver parlato con i genitori si è deciso di provarci.
Purtroppo, durante l'operazione, ci si è accorti che la malattia era molto più estesa di quello che si pensava, e a quel punto l'unica cosa possibile da fare è stata richiudere tutto.
È stato un momento molto triste, in aggiunta al pensiero che forse in un'altro posto si sarebbe salvato...ma pensare così non aiuta.

Alcuni giorni dopo sono tornata a trovarlo, dopodiché sono tornati nel loro villaggio. Probabilmente questo bimbo e la sua storia saranno dimenticati, ma la fierezza sul loro volto, quella no, non la potrò dimenticare.

Anna Picciati - Ampasimandjeva


I litchis. Da noi li chiamiamo lici (s), son quei frutti delle dimensioni di una ciliegia, dalla buccia legnosa rossa, dalla polpa bianca dolcissima. In questo periodo il Madagascar ne è pieno. Buon appetito con il frutto malgascio natalizio

mercoledì 7 dicembre 2016

Pe Luigi Ferrari - lettera di Dicembre

Dopo un mese di Brasile vi scrivo alcune impressioni. Siamo anche nel tempo di Avvento e questo ci aiuta a cogliere questo come un tempo di ascolto, per guardare la realtà con gli occhi di chi cerca di cogliere la presenza di Gesù nelle persone che incontra e nella sua storia.

Ri-immergersi nella storia di questo popolo é bello, il popolo bahiano che vive sempre molte contraddizioni; quello che sempre stupisce è la vita, tanta criança, tanti bambini, che poi non si sà come siano seguiti, accompagnati nella loro crescita. La vita anche nelle comunità di campagna è più o meno la stessa, con la loro dignità ma con la sfida della secca, non piove bene da tanto tempo, è difficile piantare e raccogliere qualcosa ma ho visto coltivazioni nuove che crescono anche con poca acqua “palma”. Quando i comuni funzionano bene, soccorrono le comunità rurali con camion che portano acqua per la vita delle famiglie.

Le comunità e la Chiesa di Ruy Barbosa vivono una stagione nuova, anche domenica prossima sarà ordinato Roque (Rocco) figlio di questa Chiesa e di questa terra. Questo direi il cambiamento più grande: da una diocesi sponsorizzata e con forte accento missionario gradualmente a una più bahiana, anche nel suo modo di celebrare e organizzare la parrocchia. Si sente anche nell’animazione liturgica un sottofondo carismatico, canti sempre accompagnati da chitarre e tamburi, alle volte anche batteria, anche i sacerdoti alle volte cantori e suonatori.

La Casa della Carità di Ruy Barbosa ha sempre ospiti molto belli; ho ritrovato Roger che era stato accolto in Andaraì, sta bene, sorride e vive sempre mirando il cielo e battendo con la mano. Mi ha sorpreso Gheo, ha paralizzato tutta la parte destra ma braccio e gamba sinistra funzionano bene, è diventato più peso e si muove con una carrozzina. Gli piace la luce, specie del sole, sembra quell’uomo che vede la realtà da una caverna. Forse vorrebbe comunicare ma ci sono poche  possibilità di incontrarsi con le persone che lo avvicinano.

Sono stato a Nova Redenção, dove il progetto Mãe da Esperança si è fermato, ma ho riconosciuto molte persone con cui ho condiviso la missione; bello l’incontro con Roxo e Laura in una comunità della campagna Tabocas, li mi sono fermato in una cappella e poi a pranzo da loro.


Ho visitato in questa settimana anche Andaraì, è stato bello rivedere molta gente, in particolare Leo e Mateus due bimbi che sono cresciuti nella nostra casa parrocchiale, ora hanno 18 e 16 anni, stanno bene, si sono reinseriti nelle loro famiglie di origine anche se sono sempre appoggiati alla famiglia di Ana Paula che li ha accompagnati quando noi siamo venuti via.

La città è cambiata molto, ho conosciuto anche il nuovo parroco Islan, e con la comunità ho detto una Messa nella chiesa del Rosario. Per quello che riguarda la preparazione del Natale c’è una novena preparata dalle diocesi vicine; il titolo è: “La nascita di Gesù ci fa rinascere”.
Le piccole comunità iniziano già in avvento a fare questi nove incontri, affrontano questi temi:
1) Gesù rinasce nei bebè senza il diritto di nascere (aborto)
2) Gesù rinasce nei bimbi handicappati
3) Gesù rinasce nei bimbi abbandonati che non hanno nessuno che li accoglie
4) Gesù rinasce nelle vittime della prostituzione infantile
5) Gesù rinasce nella vita degli orfani
6) Gesù rinasce nelle vita dei figli con genitori separati
7) Gesù rinasce nella vita delle famiglie di seconda unione
8) Gesù rinasce nelle famiglie con dipendenti chimici (alcool o droghe)
9) Gesù rinasce nella vita delle persone che sono senza pane e senza pace.
Sempre con canti e un brano biblico di riferimento, vedete che è ben concreta la realtà a cui la novena fa riferimento, quella dei problemi che vivono le famiglie di oggi in questa realtà.
Questo legame fede-vita è sempre un marchio di questa Chiesa.
Bene non mi resta che augurarvi un BUON AVVENTO
Um abraço
PE. LUIGI