martedì 30 dicembre 2014

GEZUAR KRISHTLINDJEN dhe VITIN E RI

Per un Natale di Gioia e Condivisione vi regaliamo le esperienze fatte in questi mesi!!!
buona lettura e buona visione
Tanti auguri di Natale e un buon Anno Nuovo
la comunità di Gomsiqe


UN SALUTO DALLA SOLEGGIATA E VENTOSA ALBANIA, ORMAI ANCHE PIOVOSA!

Abbiamo accumulato molte cose da dirvi in questi mesi di silenzio. Con ordine: il campo estivo di Agosto, la visita di Papa Francesco a settembre, l’inizio degli incontri di formazione per volontari e albanesi, i tornei sportivi per i villaggi.




VERA NË SHQIPERI 3.0


Come già preannunciato nel resoconto, agosto è stato il mese dedicato ai campi estivi nei villaggi di Korthpulë e Vrrith, insieme al gruppo delle suore Ravasco di Scutari e nei villaggi di Gomsiqe Jakaj e Eperme con l’aiuto di ragazzi arrivati da Reggio Emilia.

Vi rimandiamo al link del video che i ragazzi del gruppo Mendoja hanno preparato per riassumere queste due settimane: Clicca qui per il video 

Abbiamo fatto conoscere Paleçek e la sua originalità evangelica a questi ragazzi al ritmo del dialogo della sushi sushi dance:

-ehi fëmijë
*ehi ç’ka ke?
-ju e dini?
*ç’farë?
-që Paleçek është një tipë evëçant, dhe të gjithë e dini,
pra vallzojmë se bashku sushi sushi dance
Sushi sushi siper, sushi sushi poshtë,
sushi sushi djathas, sushi sushi majthas.

Di seguito il file audio del bans


Non sono mancati bans, giochi all’aperto e al chiuso, (la pioggia ci ha bloccato solo per pochi giorni!), risate per gli errori linguistici dei campisti che, con molto coraggio, si sono prestati per il teatro e le recite, laboratori di lingua e chitarra. I frutti si intravedono già, un buon gruppo ha cominciato a suonare i primi canti per l’animazione della liturgia domenicale. Già lamentano dolori ai polpastrelli ma sono felici di avere una chitarra a casa con la quale provare. Forse i loro genitori non direbbero la stessa cosa a giudicare dal rumore, ma questo significa che provano in casa e che hanno passione.

Figura 1: messa di San Luca a Gomsiqe con le ragazze della parrocchia alla chitarra


Con il gruppo che ci ha raggiunto da Reggio alla metà di Agosto abbiamo lavorato il “doppio”: dato il numero abbiamo allestito contemporaneamente un campo a Gomsiqe Jakaj e uno a Gomsiqe Eperme. Prova superata! Paleçek ha avuto grande successo così come il concorso della biblioteca, i laboratori e i giochi.


Figura 2: scena del drama Paleçek, filo conduttore dei campi estivi


Figura 3: laboratori di maschere


Figura 4: giochi insieme al campo estivo a Gomsiqe Eperme


Figura 5: i bambini che assistono alla scenetta


Figura 6: giorno conclusivo del campo-prova della caccia al tesoro


I bambini sono rimasti entusiasti soprattutto della grande caccia al tesoro finale che li ha visti correre da una parte e dall’altra e superare prove sempre più strane, come vestire uno dei campisti con più capi di abbigliamento possibili! Che dire, molto hanno trasmesso i campisti a questi ragazzi ma anche tanto hanno ricevuto....come la maggior parte delle cose non si tratta di un guadagno tangibile e immediatamente percepibile, ma di qualcosa di più, da custodire, da meditare, da pregare e da raccontare!

Data la netta maggioranza di maschi si è potuta organizzare una sfida a calcetto Albania VS Italia. I giocatori di casa hanno vinto!


Figura 7: scena clue della partita nel campetto di Gomsiqe

Con questo gruppo di campisti abbiamo condiviso anche due giorni di giochi con i bambini rom. Si sono dimostrati più difficili del previsto da gestire ma li abbiamo conquistati con due ore ininterrotte di bans! Alla fine non si può dire certamente se noi abbiamo conquistato loro o se è accaduto il contrario, certo è che questa esperienza ci ha dato una diversa visione e percezione di questi bambini.


Figura 8: giochi al campo rom

Dopo tanto lavoro ed emozioni fra i ragazzi albanesi ci siamo concessi anche qualche ora di relax al mare di Vëlipoja


Figura 9: la formazione del campo di agosto sulla spiaggia di Vëlipoja

E qualche foto artistica


Figura 10: pranzo a Scutari a base di byrek con foto ricordo


MIRË SË KENI ARDHUR PAPA FRANÇESKU

Dopo settimane e mesi di preparazione il 21 settembre abbiamo raggiunto di buon mattino la piazza Madre Teresa di Tirana per accogliere Papa Francesco. Ebbene sì, papa Francesco ci ha raggiunto in Albania e noi non potevamo mancare all’evento....voci di corridoio dicono che a farlo arrivare sia stata una lettera inviata da Pjetrj della CdC di Laç, chi lo sa!!!! Perché il Papa abbia scelto proprio l’Albania per il suo primo viaggio in Europa, lo ha spiegato lui stesso, e ripetuto più volte: questa terra offre, ancora oggi, un esempio di pacifica convivenza fra le religioni. A questo proposito mi piace condividere con voi la testimonianza di un padre dehoniano che ha distribuito la comunione nella messa presieduta dal Papa: 

«ho voluto avere anch’io la pisside per distribuire la comunione. Accompagnato da un ragazzo con l’ombrello (segnalazione molto utile ma anche necessaria perché aveva piovuto e ancora minacciava pioggia) ho percorso quasi tutto il viale… ma comunioni solo poche. “Sei battezzato?” domandava il ragazzo. Quasi tutte le risposte: “no, sono musulmano, ortodosso”. Al ritorno abbiamo deposto le pissidi in un gazebo bianco appena sotto l’altare. Quasi tutte ancora piene. Gli organizzatori avevano visto tante persone, ma hanno sbagliato i calcoli. La grande maggioranza non erano cattolici

Dai nostri villaggi quasi 80 persone si sono riunite a Laç alle 4 di mattina per partire tutti insieme e unirci alla fila di pulman e furgon che da Scutari hanno pazientemente raggiunto Tirana. Un vero e proprio fiume di automezzi

In piazza l’attesa non è stata lunga perché animata da un gruppo di giovani albanesi del movimento di rinnovamento dello spirito che con canti e balli ci hanno dato solo un assaggio di quello che vuol dire essere giovani cattolici in Albania. (video)

L’arrivo del papa è stato poi una festa di bandiere, colori e grida di gioia.

Nell’omelia e anche nell’incontro con i sacerdoti e i consacrati il papa ha ribadito l’importanza della coerenza e della fede che oggi più che mai i sacerdoti e i laici devono dimostrare e curare pazientemente: «Il Signore li (Pietro i martiri...) consolò perché c’era gente nella Chiesa, il popolo di Dio, le vecchiette sante e buone, tante suore di clausura che pregavano per loro. E questo è il mistero della Chiesa: quando la Chiesa chiede al Signore di consolare il suo popolo, e il Signore consola umilmente, anche nascostamente. Consola nell’intimità del cuore e consola con la fortezza. Loro, sono sicuro, non si vantano di quello che hanno vissuto perché sanno che è stato il Signore a portarli avanti. Ma loro ci dicono qualcosa, eh? Che per noi, che siamo stati chiamati dal Signore per seguirlo da vicino, l’unica consolazione viene da Lui».

Instancabilmente ha poi ribadito l’invito alla pace: “Pace! Nelle vostre case, nei vostri cuori e nel vostro stato”. Uno slogan che abbiamo fatto nostro e che abbiamo portato nei villaggi come inizio dell’anno catechistico.

Al termine della messa, sotto una pioggia fittissima abbiamo raggiunto nuovamente il furgon e stavolta sotto un sole cocente abbiamo fatto ritorno a casa: stanchi, bagnati ma con una grande emozione nel cuore e negli occhi.

La visita del Papa non si è fermata alla messa, infatti è continuata nella cattedrale di San Paolo con tutti i sacerdoti, consacrati e religiosi e religiose per culminare poi con l’incontro con i malati, tra cui anche alcuni ospiti della Casa della Carità di Laç presso Casa Betania. Le strette misure di sicurezza non ci hanno permesso di assistere direttamente a questi eventi ma, una volta raggiunta Laç abbiamo potuto vedere tutto dalla televisione.

In cattedrale a Tirana si sono presentati al Papa un prete e una suora sopravvissuti alle persecuzioni del regime. La testimonianza di dom Ernest Troshani, ha commosso il Papa. Vi riporto alcune sue parole: «Il 24 dicembre 1963, appena finii di celebrare la S. Messa della vigilia di Natale nel villaggio di Barbullush, vicino Scutari, arrivarono quattro ufficiali della sicurezza e mi presentarono il decreto di arresto e di fucilazione. Mi misero le manette legando le braccia dietro la schiena e prendendomi a calci mi misero nella loro macchina.[...] Il capo mi disse: “Tu sarai impiccato come nemico perchè hai detto al popolo che moriremo tutti per Cristo se è necessario”. [...]La Divina Provvidenza ha voluto che la mia condanna a morte non venisse eseguita. Nella stanza di isolamento portarono un altro prigioniero, un mio caro amico, allo scopo di spiarmi. Egli incominciò a parlare contro il partito, ma io comunque gli rispondevo che Cristo ci ha insegnato ad amare i nemici e a perdonarli e che noi dobbiamo impegnarci per il bene del popolo. Queste mie parole arrivarono alle orecchie del dittatore, il quale dopo cinque giorni mi liberò dalla condanna a morte. Ma questa condanna fu sostituita da 18 anni di prigione presso la miniera di Spaç. Dopo essere uscito dalla prigione, fui condannato nuovamente ai lavori forzati: per dieci anni (quindi fino alla caduta del regime) ho lavorato nei canali delle acque nere. Durante il periodo della prigionia, ho celebrato la messa in latino a memoria, così come ho confessato e distribuito la comunione di nascosto. Con la venuta della libertà religiosa il Signore mi ha aiutato a servire tanti villaggi e a riconciliare molte persone in vendetta con la croce di Cristo, allontanando l’odio e il diavolo dai cuori degli uomini».

Dopo dom Troshani, ha avuto parola suor Maria Kaleta: «Per 7 anni ho vissuto nel convento delle suore Stigmatine, poi il governo ateista ci allontanò e così ritornai dai miei genitori e al servizio di mio zio, il quale si trovava in prigione. Dopo la morte dei miei genitori ho vissuto da sola, con il desiderio di mantenere viva la fede nel cuore dei fedeli, anche se in maniera nascosta.

Il Signore mi ha donato tanta fede così da poterla donare anche agli altri battezzando non solo i bambini dei villaggi, ma anche tutti coloro che si presentavano alla mia porta, e solo dopo aver avuto la certezza che non mi avrebbero denunciato. [...] Ho svolto un servizio religioso, ma neanch’io so come ho fatto. Ancora oggi, quando ci ripenso, mi sembra incredibile come abbiamo potuto sopportare tante terribili sofferenze, ma so che il Signore ci ha dato la forza, la pazienza e la speranza.»

Forse proprio in giornate come queste di condivisone, di preghiera,di ascolto si capisce o si inizia a capire quello che il popolo albanese ha sofferto e patito negli anni di regime. Si capiscono ora gli sforzi che stanno facendo per non dimenticare questa sofferenza ma allo stesso tempo levarsela di dosso e riscattarsi agli occhi del mondo e ai propri occhi.

In una giornata si è vista la mobilitazione di un intero popolo chi fisicamente a Tirana e chi semplicemente davanti alla televisione per seguire passo passo la visita, le parole i gesti del Papa. Come recita lo slogan della giornata “Së bashku me Zotin drejt shpresës që nuk zhgënjen” – insieme al Signore verso una speranza che non delude. Il momento è stato emozionante ma forse ancora di più il seguito, per settimane i ragazzi che incontravamo a Laç o in Casa di Carità ripetevano quanto fosse stato bello e ricco di emozione quella giornata vissuta con il Papa che era andato per incontrare loro: « Oggi sono venuto per ringraziarvi per la vostra testimonianza e anche per incoraggiarvi a far crescere la speranza dentro di voi e intorno a voi. Non dimenticatevi l’aquila. L’aquila non dimentica il nido, ma vola alto. Volate alto! Andate su! Sono venuto per incoraggiarvi a coinvolgere le nuove generazioni; a nutrirvi assiduamente della Parola di Dio aprendo i vostri cuori a Cristo, al Vangelo, all’incontro con Dio, all’incontro fra voi come già fate: mediante questo vostro incontrarvi voi date testimonianza a tutta l’Europa.» (dall’Omelia del Papa)

SHËN LUKË, PAJTORË I GOMSIQËS


18 ottobre, ore 7 meno un quarto: stiamo recitando le lodi nella cappellina quando il telefono di don Stefano suona. Presto, penserete voi....ma capita spesso anche al mattino presto! Ci interrompiamo per un attimo, il don risponde. Sentiamo solo che dice «orë tetë e një qerek kalon furgoni» (alle 8 e un quarto passa il furgon).

Bellissimo! Intuiamo che è un ragazzo del villaggio di Karma che si accerta dell’orario per non perdere il pulmino. Oggi, San Luca, è in programma una grande festa alla missione: un torneo di ping-pong e biliardino per tutti i ragazzi della parrocchia intitolata al Santo, sono i ragazzi di Gomsiqe e Karma. Non sembra quasi vero, i ragazzi attendono così intensamente questa giornata che telefonano di prima mattina per essere sicuri! Tutti pensiamo: «che bello, si sente già ora l’impazienza dei ragazzi di arrivare e giocare insieme!»

La giornata, assistita dal sole, non poteva andare meglio. I ragazzi più grandi, maschi e femmine (!!!!) si sono cimentati nel ping pong (è piaciuto così tanto che molti ragazzotti si presentano una sera sì e l’altra pure per giocare al tavolo e sfidarsi l’un l’altro!) e nel biliardino. I vincitori sono stati premiati al termine della messa comunitaria con ricchi premi e le ragazze del corso di chitarra hanno suonato tutte insieme! È stata l’occasione anche per pranzare insieme con un piatto di vera pasta italiana, anche se cucinata in Albania, e al termine del pranzo le ragazze ci hanno aiutato a sparecchiare, una scusa per scuriosare nella nostra cucina e scovare la ricetta della pizza e della torta di mele. Non potevamo sottrarci, hanno preteso le ricette!


Figura 11: torneo di biliardino



Figura 12: torneo di ping pong


Figura 13: Giochi con i più piccoli


In occasione della festa della bandiera, 29 novembre, abbiamo ripetuto la stessa esperienza con i bambini e ragazzi dei villaggi della montagna, parrocchia di Santa Croce. In una mattinata piovosa li abbiamo raccolti tutti a Laç, nel salone della Caritas. È stata anche un’occasione per incontrare la Casa della Carità e i suoi ospiti, Rregjina e Pjetrj hanno pranzato con noi, e per visitare la cattedrale Nëna Tereza di Laç: mattinata di giochi e preghiera! I ragazzi non si sono risparmiati: hanno giocato, parlato, riso, corso, mangiato e tutto in estrema semplicità. È stata davvero una bella esperienza. I più meritevoli hanno ricevuto il premio del torneo e per tutti i partecipanti un piccolo ricordo: una matita e una caramella! È interessante vedere come con dei semplici giochi puoi entusiasmare tanti ragazzi così.


Figura 14: torneo di biliardino per i ragazzi più piccoli





Figura 15: pranzo insieme