Suor Gianna Spaggiari, reggiana, quest’anno compirà 80 anni.
Da 55 anni è missionaria salesiana e si occupa di educazione dei bambini e dei
giovani.
La incontriamo in casa di sua sorella Dilma, a Gavassa, per una chiacchierata
davanti ad un caffè. Colpisce la sua semplicità e la sua energia, oltre alla
densità dei suoi racconti: ci si trova davanti ad un’enciclopedia della
missione, 39 anni di Brasile e poi Timor Est, una scelta maturata perché <<ormai
ero più brasiliana che italiana, stavo troppo bene, la missione per me era
altrove. Mi ha sempre stimolato una frase: “nessuno può indicare ad altri nuovi
orizzonti se prima non li sfida lui stesso” e poi mi son sentita rivolgere l’esortazione
di San Paolo ai Corinzi, “guai a me se non evangelizzo”, e mi sono sentita spinta ad “andate in tutto
il mondo a predicare il Vangelo”. In questi messaggi ho trovato il coraggio per
partire dal Brasile. Ero chiamata ad affrontare nuove sfide, a 64 anni, e la
proposta è arrivata da Timor. Ho imparato bene anche la lingua locale, il tetum…>>
Timor è un isola del
grande Arcipelago Indonesiano situata vicino all'Australia.
Nel 1999 sotto la
guida coraggiosa del grande leader dei resistenti, Xanana Gusmao, e con la
collaborazione dell'ONU e del Portogallo, la parte est dell'isola ha
conquistato la sua indipendenza dall'Indonesia, chiudendo in questo modo un periodo storico di
500 anni di colonizzazione.
Oggi Timor Est
è una piccola nazione e dal maggio del 2002 è aggregata all'ONU.
Il 95% degli abitanti sono battezzati nella chiesa cattolica
mentre il restante aderisce alle poche denominazione protestanti che penetrano
facilmente nell'isola.
La presenza dei musulmani è scarsa, anche se Timor confina con l’Indonesia, a
maggioranza musulmana, dove risiedono anche sacche di fondamentalisti islamici.
Resta in Timor il culto animista degli antenati: <<Il funerale è una
festa anche se il morto ora può essere tenuto in casa al massimo solo 48 ore.
Si fa festa tutti, con riso e carne; il morto non avrà pace se non mangi. A 30
giorni dalla morte si celebrano i Fiori Amari, dopo sei mesi si celebrano i
Fiori Dolci; in entrambi i casi la famiglia del defunto si ritrova a celebrare
la Messa e mangiare, non senza aver fatto benedire dal sacerdote i fiori da deporre sulla tomba>>.
Suor Gianna arriva sull'isola a guerra finita, 16 anni fa, e
si trova davanti gente poverissima di tutto, anche di Dio.
Ora suor Gianna svolge la sua missione a Laga, << un
luogo benedetto dal Signore per la sua bella posizione geografica, fra le
montagne e l’Oceano Indiano, ma dove regna estrema povertà, dovuta alla mancanza
di acqua potabile e all'aridità del terreno. La vita è cara, si vive di importazioni
in cambio di petrolio ma la produzione è limitata ed in prossima estinzione.>>
Laga è come un rione di periferia della capitale, a 5 ore dalla
città, viaggiando in auto su strade sterrate di montagna.
Le suore abitano
accanto ad un orfanotrofio che ospita 98 tra bambine e ragazze, che sono orfane di uno o entrambi i genitori
o figlie di malati mentali.
Vi sono 6
suore, tutte di Timor tranne suor Gianna, che danno assistenza alle bambine,
facendo attenzione a non tagliare i legami con le loro famiglie.
<<La
famiglia è un’istituzione sociale troppo importante - ci racconta - e per le
vacanze rimandiamo le bambine da qualche membro della famiglia. Per il resto le
orfane studiano nella scuola salesiana attigua all'orfanotrofio. Sono seguite
dai 7 ai 16 anni, per il ciclo base della scuola, poi si trasferiscono a Dili (la
capitale del Paese) per frequentare le scuole superiori, o tornano ad abitare sulle
montagne. Il Governo contribuisce al loro mantenimento con 150 sacchi di riso
al semestre. Il riso è la base alimentare del paese, per il resto i costi delle
cure e dell’alimentazione delle orfane sono coperti dalle sole offerte>>.
Comunque le suore
riescono a garantire loro colazione, pranzo, merenda e cena, a base di riso,
legumi locali, banane cotte, a volte carne in scatola, poco pesce << perchè pescare è pericoloso>>.
Suor Gianna ora è incaricata come economa della struttura:
<< vorrei smettere ma le mie suore dicono che sono necessaria>>.
Ma
non fraintendiamo, non vuole smettere di stare in missione, <<questo
mai>>, ma solo di occuparsi di bilanci.
La nostra intervista termina con queste sue parole : <<Timor è molto
povero, molto più povero del Brasile, non c’è niente, anche pescare è difficile
perché l’Oceano è pericolosissimo. Ma mi piace stare là, con i poveri, nella periferia, come ci dice Papa Francesco...>>