lunedì 10 aprile 2017

Lo straordinario nell'ordinario


Dall’ultima volta che ho scritto ne sono successe di cose...c’è stato il Natale (che abbiamo passato a Manakara con gli altri volontari),  abbiamo passato un mese ad Ambositra a studiare la lingua,c’è stato un terremoto (e in Madagascar ce ne sono davvero pochi!), è ritornata la corrente ad Ampa dopo che un fulmine aveva distrutto gli inverter (non me ne intendo molto, ma so solo che da lì in poi non abbiamo più avuto la luce in veranda di notte!), c’è stato un ciclone (RANO BE!!!), ho iniziato a cantare nel coro della parrocchia (mi piace un sacco, anche se passo un pomeriggio a non capire una mazza) e Tolotra (il bambino che abitava con le suore da settembre tirato via da sua mamma che lo picchiava) ha trovato una nuova famiglia.


Insomma non ci si annoia mai e mi stupisco sempre di come quello che da noi sarebbe lo straordinario diventa quotidianità qui. Non parlo solo dell’ospedale, ma anche nella vita di tutti i giorni. Forse il ciclone è stato uno degli eventi che più mi ha fatto pensare a tutto questo.
Dal giorno alla notte il villaggio si è modificato completamente. Il ciclone è arrivato la notte e aiuto che paura!! Se devo essere sincera non mi aspettavo che mi sarei così spaventata! Un vento fortissimo…avevo paura che si staccasse il tetto della veranda! Dopo un po' di ore si è calmato finalmente (anche se continuava a piovere tantissimo).

Il mattino si era già un po' allagata la strada e il pomeriggio…tutte le case erano sott’acqua!! Pazzesco!


Ma la cosa più pazzesca era che gli abitanti non ci hanno fatto un baffo! Si sono presi su con le loro cose e semplicemente si sono trasferiti in un'altra casa per qualche giorno Intanto già partivano le lakane per portare la gente da una parte all’altra. Nessuno  sembrava particolarmente turbato dalla cosa. Poi dopo 2 giorni, quando l’acqua è scesa, sono tutti tornati nelle loro case e in 3 ore il villaggio era tale e uguale a prima.

Poi ci sono le loro credenze, i fomba e i fady. Qualche giorno fa io e la Cri stavamo passeggiando nel villaggio (facevamo un po' di mitsanga-tsangana) e a un certo punto ci siamo fermate a chiacchierare con alcune ragazze che conosciamo. Sono ragazze di cultura, che hanno studiato e tutto quanto. Ma per loro il Faraony (il fiume di fianco al villaggio) pullula di sirene pronte a uccidere il primo innocente che da solo vada a lavarsi i capelli o che lavi pentole e piatti dopo aver mangiato maiale (fady!divieto più assoluto!).

Ti raccontano che di notte ci sono delle donne che escono da sole, le streghe; e se esci da solo e non stai attento puoi rischiare di essere a tua volta cavalcato da una di loro.
Insomma per loro è perfettamente normale tutto ciò e il pensiero che possa non essere vero penso sia inconcepibile.


Tutto questo ha sicuramente un suo fascino, il problema è quando invece le persone non vengono all’ospedale, o vengono troppo tardi, perché convinte di essere vittime di un sortilegio o di un malocchio.

Mi è capitato poco tempo fa di veder morire una donna di 30 anni, così, convinta di non avere più speranze per colpa di qualche sorta di stregoneria.

E’ arrivata in ospedale con un ascesso al piede, una cosa piuttosto comune qui. La mando a casa con gli antibiotici ma il giorno dopo torna con ben tre ascessi (uno sulla mano, uno sull’altra gamba e quello sul piede). Aveva anche un po' di febbre e allora il dottor. Martins la ricovera. Non stava malissimo, anche durante il giorno aveva chiacchierato, camminato. Ma la notte all’improvviso peggiora e muore.

Ero davvero stupefatta e anche dispiaciuta. Nonostante tutto, per la famiglia era chiaro che la ragazza fosse stata maledetta e quindi non salvabile.

E’ un popolo che sa stupire e affascina tanto. O almeno…queste storie mi hanno sempre affascinato in realtà. Sicuramente anche suggestionato. Comunque ci hanno assicurato che i vasa (siamo noi, i bianchi) sono immuni dal malocchio e possiamo ancora dormire sonni tranquilli…oh No?

Anna

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