lunedì 30 novembre 2015

Albania: la famiglia di Samuele a Gomsiqe

Siamo Lorenzo ed Alessandra Ferretti di Albinea. Dal 19 al 26 ottobre, insieme ai nostri figli Pietro ed Elena e nostra nipote Teresa, siamo stati in Albania nella missione di Gomsiqe, dove nostro figlio maggiore Samuele è presente dal 27 aprile e resterà fino alla fine di marzo 2016.

E’ stato un viaggio voluto e sperato non solo per vedere nostro figlio, ma per capire e condividere la sua scelta di partire per 12 mesi staccandosi da tutte le sue sicurezze o prospettive di vita futura, per vivere in una terra e in una realtà completamente avulsa dalle esperienze che fanno i suoi coetanei oggi.

Durante la nostra permanenza, abbiamo fatto “vita di missione”, cioè abbiamo seguito Don Stefano e Samuele nelle loro varie attività pastorali ma non solo. Abbiamo passato 1 settimana di vita familiare di assoluta condivisione: ci alzavamo insieme, pregavamo, mangiavamo, ci spostavamo insieme e ogni attività non poteva che essere fatta in comunione.



Abbiamo visitato Scutari e visto i segni lasciati da una delle dittature più violente del Novecento; abbiamo incontrato uomini e donne che ci hanno mostrato la loro testimonianza e ci hanno raccontato come questo popolo abbia affrontato le sofferenze del regime senza mai abbandonare la propria fede dimostrandoci oggi come diverse religioni possano convivere in pace e tolleranza reciproca.
Abbiamo sperimentato l’accoglienza delle famiglie dei villaggi, che nella loro dignitosa ospitalità condividono quel poco che hanno con l’ospite sacro e portatore di benedizione. Abbiamo sperimentato la festa dei bambini durante l’ora del catechismo fatto di canti gioiosi, di gioco insieme, di gesti e parole semplici ma che rendono viva ed efficace la Parola di Dio. Tutto è semplice; si vive e si fa con quello che si ha.


Pietro, Elena e Teresa hanno, per una settimana, “abbandonato” le loro abitudini, le loro comodità e si sono adattati e messi a disposizione facendo quello di cui c’era bisogno. I tempi morti non esistono ( o perlomeno sono molto pochi) e il ritmo della giornata è cadenzato da tanti impegni e si arriva alla fine della giornata sfiniti; però il tempo per una partita a carte, un po’ di musica con la chitarra, due canti in allegria o semplicemente lo stare insieme per chiacchierare lo si trova sempre.

Come Chiesa siamo chiamati a guardare oltre i nostri confini perché la nostra ricchezza e le nostre comodità ci fanno perdere spesso il senso della nostra fede, il senso di che cosa vuol dire accoglienza, fratellanza, compassione e condivisione. Vediamo nell'altro solo un pericolo o una minaccia per il nostro benessere e per la nostra tranquillità.

Allora, al ritorno da questo meraviglioso viaggio nella terra albanese sentiamo più vere che mai le parole di Papa Francesco che ci richiama nell'essere oggi coerenti con la povertà del messaggio evangelico: <..come possiamo dire agli altri di essere poveri se noi non assumiamo atteggiamenti pubblici e privati di povertà…>.
Queste parole, Signore, diventino sempre più espressione vera, coerente e condivisa di tutta l’umanità.
Lorenzo, Alessandra, Teresa, Pietro ed Elena

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