Vado regolarmente in Congo da anni, nelle regioni dell’Est,
quelle pericolose per una guerra che ha causato almeno 8 milioni di morti sul
territorio. Guerra non etnica ma economica, per appropriarsi delle terre
spaventosamente ricche di minerali preziosi.
Ma questa è un’altra storia, non
la solita lezioncina sui minerali ma la
storia di una grazia che mi è stata data quest’estate, appena arrivata nel
Kivu.
Arriviamo (siamo in 3, nel nostro gruppetto di viaggio) il
15 luglio pomeriggio a Goma, capoluogo del Nord Kivu. Siamo ospiti delle Piccole
Figlie, congregazione di suore che hanno la casa madre a Parma.
La domenica sera, il 17, durante i vespri tutte le suore, a
turno, pregano in suffragio di Marie-Jo. Conosco una Marie-Jo, medico all’ospedale
di Ciriri, a Bukavu (capoluogo del Sud
Kivu), e scopro che preghiamo per lei, morta nella notte in Francia. Mi spiace
ma penso anche che tutto si concluda con le espressioni dovute di cordoglio.
Lunedì viaggiamo verso Bukavu, gli amici ci accolgono con il
solito calore e ci raccontano che è morta Marie Jo.
I giorni successivi, fino alla celebrazione in suffragio del
venerdì mattina, sono un racconto dietro l’altro sulla vita ed i meriti di
Marie-Jo. Scopro che il medico, chirurgo ortopedico, era in Congo da 37 anni,
dopo aver lavorato in Vietnam durante la famosa guerra. Scopro che era a Kikwit
(la città più colpita) durante la prima epidemia del virus Ebola, e non ha
abbandonato l’ospedale ma è una dei pochi sopravvissuti .
Scopro che la gente è triste, davvero triste…
Scopro che la gente è triste, davvero triste…
Chi racconta che Marie-Jo l’ha curata gratuitamente, chi, militare, ringrazia
Marie-Jo che gli ha salvato una gamba da amputare…
una laica consacrata, una
francese, un medico.
Il suo nome completo era Marie-Jo Bonnet.
Era in Francia
per un periodo di vacanza, per accudire la madre centenaria.
La messa di suffragio del venerdì mi ha segnato tanto.
Ho
scoperto che la donna modesta, che abitava in ospedale, che avevo incontrato
più volte, aveva alle spalle una storia eroica di amore e dedizione verso i
congolesi.
Non ha abbandonato l’ospedale durante Ebola né durante la guerra…
La Messa, molti preti,
anche Padre Nicola, saveriano,
il Vescovo Maroy che presiede
la celebrazione, non rendono l’idea della partecipazione popolare alla
preghiera,
della donnina evidentemente molto povera seduta davanti a me e che ci chiede (siamo bianchi, quindi torniamo in
Europa) di portare una sua lettera sulla tomba del dottore, che l’aveva curata
benissimo e gratis.
Grande raccoglimento, la corale delle feste, preghiera e testimonianze…
Grande raccoglimento, la corale delle feste, preghiera e testimonianze…
Io sento su di me la responsabilità storica (anche della storia contemporanea) dell’Europa
che causa grandi sofferenze alla gente del Kivu, ma colgo l’amore nei confronti
di Marie Jo, profondo, grato. Resto lì, intontita ed ancora una volta debitrice
della grazia di aver potuto esserci, in un momento triste per la regione tutta,
e per aver ricevuto testimonianza di quanto l’amore resta anche se sei dell’etnia
peggiore…
di quanto Dio parla in una sala operatoria.
Grazie dottor Marie-Jo
Grazie congolesi del Kivu
Grazie congolesi del Kivu
Donata
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