sabato 11 luglio 2015

Fare rete a Manakara

Vorrei ringraziare tutti coloro che mi hanno sostenuto in questi due anni di missione in Madagascar, dal punto di vista economico ma anche con una vicinanza affettiva ed il ricordo nella preghiera. Quando si è lontani fa piacere sapere di essere pensati e ricordati ed è bello sentirsi in comunione con il mondo dal quale si proviene!
Vi descrivo, quindi, i progetti che, anche grazie al vostro aiuto, sono stati avviati.
La missione reggiana in Madagascar è presente in quattro città, Antananarivo, Ambositra, Ampasimanjeva e Manakara. Nello specifico io vivo e lavoro a Manakara, sulla costa sud-est dell’Isola.
Il progetto per il quale sono stata inviata è stato denominato “Progetto Commissione Sociale”.
Le vicende politiche del Paese negli ultimi dieci anni hanno influenzato l’economia della città di Manakara, hanno portato alla chiusura del porto e dell’aeroporto e quindi alla caduta a picco del traffico commerciale e delle possibilità di lavoro. Se si tralasciano alcuni prodotti agricoli stagionali che permettono un impiego cospicuo di personale, le piccole industrie hanno progressivamente chiuso i battenti e oggi le opportunità di lavoro sono minime. Sono fortemente aumentate quindi le povertà legate direttamente o indirettamente alla mancanza di lavoro.
Manakara è, però, anche una città viva nella solidarietà e nell’attenzione alle persone che soffrono. Le parrocchie, le congregazioni religiose e le altre associazioni presenti e operanti in vari ambiti sociali sono attive e cercano di darsi da fare. La richiesta di aiuto che ci è stata fatta ormai tre anni fa dal Vescovo locale era legata alla necessità di creare una rete tra queste realtà già esistenti e operanti, in modo che, da un lato, si potessero ottimizzare le risorse per raggiungere il maggior numero di persone in difficoltà e, dall’altro, si riuscisse, insieme, a prendere in carico alcune situazioni di sofferenza per aiutarne il superamento.
In questo contesto, dopo una prima fase di mappatura e di conoscenza di chi già operava nel sociale, è nata una Commissione Sociale che raggruppa i rappresentanti delle varie parrocchie, congregazioni e associazioni. La Commissione si riunisce una volta ogni due mesi e cerca di far circolare le informazioni, di discutere dei problemi che singolarmente non si riuscirebbero ad affrontare, di individuare le priorità di intervento. Stanno così nascendo le prime attività strutturate e condivise per dare delle risposte a bisogni diffusi; due esempi sono:
  • Il progetto di avvio al lavoro per le ragazze madri, per permettere loro di riscattarsi e vivere in modo dignitoso con il proprio figlio. Si cerca di farle lavorare in piccoli gruppi con l’obiettivo di creare relazioni positive di aiuto e di sostegno tra le ragazze che vivono gli stessi problemi.
  • La ricostruzione post-ciclone; lo scorso 17 gennaio si è abbattuto sulla città un ciclone che ha spazzato via case e cose ed ha provocato la morte di alcune persone. Una volta conclusi gli interventi di emergenza, si è reso necessario aiutare le persone a ricostruire le proprie case.
Un altro ambito nel quale presto il mio servizio è l’ospedale psichiatrico di Ambokala, un ospedale statale che si colloca appena fuori città e che rappresenta il riferimento per tutto il sud dell’isola, non certo per le sue potenzialità di accoglienza ma semplicemente perché è l’unico.
La Diocesi di Reggio Emilia ha conosciuto l’ospedale nel 2008 e, da allora, i volontari della missione, insieme a molti volontari locali (principalmente suore e preti che fanno riferimento all’ospedale per far curare i malati delle loro parrocchie e villaggi) hanno avviato una mensa che garantisce tre pasti al giorno ai malati che lo richiedano perché soli o perché in difficoltà economica. Nel tempo è stato fatto un grosso lavoro di ristrutturazione della struttura, risistemando le casette che fungono da stanze, acquistando i letti per i malati, costruendo bagni, chiedendo l’allacciamento della corrente elettrica e scavando un pozzo che permetta l’utilizzo dell’acqua. SI è aiutato l’ospedale anche a reperire le medicine per la malattia mentale, inizialmente introvabili sull’Isola ed ora regolarmente prodotte da un’azienda farmaceutica locale e acquistabili nella farmacia dell’ospedale al pari di tutti gli altri farmaci.
All’ospedale ora lavorano tutti i giorni un medico, e tre infermieri hanno di recente iniziato la turnazione anche notturna. E’ così garantita una presenza sanitaria fissa quotidiana.
In collaborazione con il personale sanitario sto aiutando l’avvio di vari laboratori ed attività che permettano ai malati di scandire la giornata, di mantenere autonomie e di acquisirne di nuove in vista del rientro a casa. Ad esempio i malati e i loro familiari puliscono il riso e le verdure che vanno cucinate nella mensa, mantengono in ordine il grande giardino in cui l’ospedale è immerso, reperiscono la legna per cucinare, si occupano dell’orto. Sempre a scopo terapeutico sono state pensate attività ludiche ma anche attività manuali come l’intreccio della fehiara o il cucito. Altre attività specifiche sono pensate dai volontari per i singoli malati: talvolta si tratta semplicemente dello stare insieme, del parlare, dell’accogliere…
Molti sono i poveri che frequentano casa nostra, che vengono a cercarci per chiedere aiuto. Le richieste più frequenti sono legate alla salute, alla frequenza scolastica dei figli ed alla mancanza di lavoro. Laddove è possibile si evita di dare denaro, cerchiamo occasioni per dare alle persone la possibilità di guadagnare ciò che serve loro. Due particolari attività che svolgiamo sono:
  • L’acquisto di artigianato. Nella relazione che si crea con gli artigiani si cerca di aiutarli a rispettare gli ordini e i tempi di consegna, a gestire anticipi e saldi, si propongono modelli nuovi che possano dare una possibilità di vendita in più rispetto a quelli già molto diffusi (parte di questo artigianato è acquistabile alla mostra missionaria aperta nella Chiesa della Disciplina ogni seconda domenica del mese).
  • C’è stata l’occasione di una partita di due tonnellate di chiodi di garofano da pulire per un commerciante di spezie che esporta in Italia. Si è creato un gruppo di quindici donne, di cui due donne già esperte per questo tipo di lavoro, disponibili ad insegnarlo alle altre, e tredici donne povere; per tre giorni queste donne hanno ricevuto un salario sulla base dei chili di spezie pulite ed hanno avuto l’opportunità anche di acquisire questa competenza.
Infine, considerato l’aumento di numero dei cristiani, da circa tre anni è nata a Manakara una quarta parrocchia, nella quale operano Don Giovanni (sacerdote fidei donum della Diocesi di Reggio Emilia) e Padre Odilon (sacerdote locale, anche lui missionario in quanto incardinato in una Diocesi diversa rispetto a quella di Manakara). Un edificio di culto ancora non c’è: le Messe sono celebrate in una sala di proprietà di un’associazione di sviluppo rurale, che sorge di fianco al terreno sul quale dovrà essere edificata la chiesa. Chiesa che, almeno inizialmente, sarà il luogo in cui celebrare la Messa, ma anche dove fare catechismo, incontrare i catechisti, i formatori, i parrocchiani, colmare il desiderio di conoscenza di un Dio a volte ancora poco conosciuto (sono tanti i battesimi ora richiesti anche dalle persone adulte). I parrocchiani si sono attivati con la raccolta fondi per partecipare alla costruzione della Chiesa ma, considerata la situazione economica delle famiglie, difficilmente riusciranno da soli a reperire le risorse necessarie. Alcune delle donazioni ricevute sono quindi state utilizzate per avviare i lavori di costruzione della Chiesa.

Grazie di cuore a tutti voi! Ora è già tempo di ripartire per altri due anni! Arrivi a ciascuno di voi il mio fraterno saluto e la richiesta di mantenere viva la comunione dei cuori!



I lavoratori di puss puss che fan parte della Rete


Diana