lunedì 18 dicembre 2017

Meditazione di Natale da Padre Gianchi e dalla comunità di Jandira

Jandira, Natale 2017

Carissimi amici,

      nonostante i grandi successi della tecnologia per comunicare velocemente, cellulari, social…, lo scrivere rimane sempre un insostituibile mezzo di comunicazione, potente e penetrante. A me piace scrivere. Il problema è fermarsi e mettere a fuoco ciò che desidero dire. 
Mi lascio prendere dalle preoccupazioni, dalle più semplici alle più complicate, del tipo: ancora non ho preparato la messa o la riunione; c’è da visitare quell’asilo in difficoltà; c’è da sistemare il tetto di casa, da visitare l’accampamento e la scuola agricola. Da quanto tempo non vado da quelli della favelas? Come fare con la Comuna Urbana che ha un sacco di problemi e la Panetteria Comunitaria “Padre Nostro” che è stata già assaltata 2 volte anche a mano armata?...
Potrei continuare questa litania per ore… ho solo cominciato per dirvi i miei impegni “spiccioli e non”, giorno per giorno, che mi assorbiscono da mattina a sera, chiedendomi anche cosa deve fare un prete missionario per andare in pensione e stare tranquillo… Si fa per dire. Anzi, è un regalo della vita essere sempre richiesti, vivere sotto “pressione” dalle persone più povere e più in difficoltà. 

“Avevo fame e mi hai dato da mangiare…”.
Non è solo una bella azione da scout o elemosina alle porte della chiesa, è un dovere senza il quale non si entra nella Casa del Padre. “Andate via, maledetti”…, è una maledizione non solo contro i ricchi e i popoli ricchi, ma anche contro chi distoglie lo sguardo dal povero, che fa l’indifferente, che fa il “non sapevo”, che fa il sorpreso “quando mai ti abbiamo visto?!!!”.
Papa Francesco ci mette il Vangelo puro e semplice sotto i nostri occhi, anche se vive in una struttura carica di secoli di ipocrisia e tanto pesante per muoversi. Prudente e semplice, dalle “prigioni” del Vaticano sfida il mondo sul tavolo dei più poveri. Un mondo dominato dal Dio Denaro che vuole seppellire il Dio fatto Carne, il Bambin Gesù, sotto la valanga smisurata di luci, regali, cibi e frastuoni. Poveri alberi, poveri vecchietti e papà costretti a spendere anche ciò che non hanno per fare i Babbi Natale dei loro piccoli.

Il Bambin Gesù, nella grotta, sulla paglia, con Maria e Giuseppe, il bue e l’asinello, le pecore con i pastori ci colmano di speranza, perché ci assicurano che un altro mondo è possibile.
Su quasi 1.000 bambini che abbiamo nei nostri asili, 300 non mangiano in casa perché non ce n’è: mangiano solo all'asilo. 
E in tutto il Brasile, quanti bambini sono ancora alla fame e non hanno l’asilo per sfamarli?! 
Il Brasile non ha bisogno di cacciare via i poveri o i profughi, come fanno i paesi d’Europa; agisce nella cultura di colonia, costituita da padroni e schiavi. Discendenti di africani, di indios, di orientali, di europei mal capitati, etc. sono espulsi dalle terre, rinchiusi in favelas o periferie urbane, caotiche e violente, costretti a vivere al di sotto di un tetto di povertà o semi-povertà (salario minimo), dentro la grande rete del sistema economico che si piglia anche quel poco che guadagnano.
C’è stato anche un governo popolare che ha tentato di cambiare le cose, ma i padroni non erano disposti a perdere i loro schiavi e con un colpo di stato “bianco” le cose si sono ristabilite nell’ordine di sempre e di buona colonia. 

giovedì 14 dicembre 2017


Tra lemuri, orchidee, solidarietà e 50 anni di missione 

Ho avuto la fortuna, l'onore e la gioia di far parte della Delegazione diocesana in visita al Madagascar per il 50° della  Missione della Diocesi di Reggio Emilia.  
Donata Frigerio ha già  abbondantemente relazionato sulla Libertà circa le solenni e partecipate celebrazioni nelle varie città dove siamo presenti dal 1967 quando la prima equipe con don Mario Prandi, don Pietro Ganapini, Suor Bernadette, Suor Margherita, e qualche laico sbarcò nell'Isola Rossa. 

Raccontare il Madagascar è come leggere un libro di storie, ogni luogo ha i suoi colori caratteristici, le sue tribù con storie e tradizioni millenarie che ancora sopravvivono, la sua natura peculiare e i suoi animali unici ed indimenticabili. Volevo in questa occasione fare un raffronto tra il viaggio che feci quasi 30 anni fa e quello dei giorni scorsi  Ma già scendendo all'aeroporto di Ivato con il super traffico di Tananarive, inizio subito  a capire che nulla è cambiato nelle condizioni di vita dei malgasci: tutti ancora per strada, bancarelle improvvisate, gente ammassata che aspetta taxi-be, signore che lavano panni nel fiume. Incontro, esattamente come la volta scorsa,  tanta gente a piedi, tutti camminano, spesso senza scarpe, tanti bimbi che giocano, le donne, nei loro abiti colorati, in testa portano di tutto, taxi-brousse stracarichi di gente e merce. 
Dolce Novembre 

 Per la rubrica “Dolce Missione”, questo mese vi presentiamo un’agenda missionaria farcita di amici, visite, impegni, sorrisi. Il procedimento è lungo (ben 30 giorni), ma semplice.

Ingredienti:
- 7 villaggi del nord Albania
- 2 Missionarie (meglio se frizzanti amabili, di annata compresa tra il 1992 e il 1994)
- 1 collaboratrice albanese di marca “Vilma”
- 2 visitatori italiani presi dalla serra “Seminario Diocesano di Reggio Emilia”
- 1 Casa di Carità effervescente
- q.b. di Paola Tagliavini

Procedimento:
Il dolce in questione si prepara in 4 strati.