giovedì 14 dicembre 2017


Tra lemuri, orchidee, solidarietà e 50 anni di missione 

Ho avuto la fortuna, l'onore e la gioia di far parte della Delegazione diocesana in visita al Madagascar per il 50° della  Missione della Diocesi di Reggio Emilia.  
Donata Frigerio ha già  abbondantemente relazionato sulla Libertà circa le solenni e partecipate celebrazioni nelle varie città dove siamo presenti dal 1967 quando la prima equipe con don Mario Prandi, don Pietro Ganapini, Suor Bernadette, Suor Margherita, e qualche laico sbarcò nell'Isola Rossa. 

Raccontare il Madagascar è come leggere un libro di storie, ogni luogo ha i suoi colori caratteristici, le sue tribù con storie e tradizioni millenarie che ancora sopravvivono, la sua natura peculiare e i suoi animali unici ed indimenticabili. Volevo in questa occasione fare un raffronto tra il viaggio che feci quasi 30 anni fa e quello dei giorni scorsi  Ma già scendendo all'aeroporto di Ivato con il super traffico di Tananarive, inizio subito  a capire che nulla è cambiato nelle condizioni di vita dei malgasci: tutti ancora per strada, bancarelle improvvisate, gente ammassata che aspetta taxi-be, signore che lavano panni nel fiume. Incontro, esattamente come la volta scorsa,  tanta gente a piedi, tutti camminano, spesso senza scarpe, tanti bimbi che giocano, le donne, nei loro abiti colorati, in testa portano di tutto, taxi-brousse stracarichi di gente e merce. 

Poi  "strade" (se si possono definire così) dove incrociamo taxi-brousse (pulmini stipati di persone e merci e animali fino all'inverosimile), carretti trainati da zebù, bambini, bambini, bambini… Un proverbio malgascio (ce ne sono tantissimi colmi di sapienza popolare) dice che "la vita è miele (quindi dolcissima) e aloe (quindi amarissima)” e rende veramente l'idea dei contrasti e delle contraddizioni di questa terra malgascia: da una parte le  bellezze dell'Isola, forse la più bella del mondo: i primi navigatori che approdarono sulla costa del Nord a Nosy-be pensavano di essersi trovati in Paradiso, dall’esplosione della natura, uno scrigno rimasto intatto per 160 milioni di anni da quando si staccò dal Gondwana, con una flora e una fauna uniche al mondo, poi la bellezza degli abitanti nella pratica dell'ospitalità, dell'accoglienza, della dolcezza, gli sguardi, le strette di mano, i gesti di benevolenza,  i volti,  i sorrisi di tutti,  in particolare dei bambini (credo che fra le decine di viaggi che ho fatto per il mondo,  questi siano i sorrisi più radiosi, splendenti, contagiosi che abbia mai visto).  

D'altro canto credo che sia anche un Paese tra i più poveri del mondo, con il reddito pro-capite più basso in assoluto, e quindi si avverte subito  la durezza, la fatica, la pesantezza del vivere quotidiano che non ha avuto nessun progresso significativo in questi ultimi 30 anni. Tutti i "nostri" progetti reggiani di RTM, del Centro Diocesano Missionario, della Ravinala,  delle Case della Carità, dei Servi della Chiesa, sono invece altrettante eccellenze nel Paese, da Bevalala, alle Scuole di don Ganapini e di RTM, a Ambatolampy con la lavorazione dell'alluminio, a MarosoKatra nell'Azienda Agricola con l'inossidabile Giorgio Predieri, ormai malgascio da oltre 40 anni, le scuole di Zanantsika, poi  a Manakara la confiturerie, e tutti i progetti seguiti da Luciano Lanzoni pure  lui ormai figura storica da oltre 30 anni in Madagascar, l'Ospedale di Ampasimanjeva con il Dott. Martin.  Le nostre sono veramente delle "oasi" fortunate,  delle opportunità straordinarie, potremmo dire con  il Salmista "Venite e vedete le Opere di Dio, Egli ha fatto prodigi sulla terra"  rispetto invece  al resto del Paese che non decolla, per le vicende politiche, sociali ed economiche che si trascinano fin dall'indipendenza dai francesi nel 1960,  per la corruzione, per l'incapacità dei Governi di formulare piani di investimenti per il lavoro, per l'educazione, igiene, scolarizzazione, di trovare soluzioni ai problemi che attanagliano il popolo,  per cui il Paese resta un'Isola alla deriva, addirittura dimenticata oltre che dallo Stato, dagli Organismi internazionali, dalla Comunità Europea ecc. E noi occidentali troppo abituati alle comodità, ai comfort, al benessere, restiamo destabilizzati davanti ai mille inconvenienti del viaggio, e percorrendo  la strada  RN7, l'unica asfaltata (si fa per dire!) del paese, naturalmente non possiamo evitare  alluvioni in questa  stagione delle piogge che distruggono ponti, creano voragini e costringono a deviazioni, così se in un posto manca l'acqua si è costretti a fare la doccia con il secchio, oppure viene meno la luce o si resta a piedi con il pulmino, tutte cose che ci sono successe. 



Ci sarebbe proprio da imparare la grande lezione di questo popolo: la pazienza!! Per rivedere i nostri  pregiudizi… per rispondere a domande, o magari, farsene altre, interrogativi inquietanti sul nostro stile di vita, sull'individualismo, menefreghismo e indifferenza così diffusi nei nostri paesi Europei  e per restituire nome e valore alle cose essenziali e a quanto di superfluo e di inutile ci siamo dati in questa nostra società edonistica e consumistica. Devo dire che i 24  componenti la Delegazione Diocesana, tutti coinvolti in qualche modo nell'ambito Missionario  (preti e suore comprese), hanno capito esattamente il senso e l'obiettivo di questo viaggio responsabile  e si sono adattati alle condizioni di disagio senza le  litanie di lamentele  come avviene di solito a casa o  nei viaggi ordinari. Visita al  Parco Nazionale di  Ranomafana.  Bellissima ed intricata foresta pluviale a 800 metri di altitudine che ci permette di incontrare i lemuri dorati, i sifaka neri ed una minuscola specie di camaleonti di pochi centimetri. Istituito nel 1991 grazie alla scoperta, qualche anno prima, del lemure dorato del bambù (Hapalemur aureus, una specie a forte rischio di estinzione), il Parco Nazionale di Ranomafana si estende su una superficie di circa 40.000 ettari distribuiti tra colline di media altitudine (800-1200 m) ricoperte da foreste e attraversate da piccoli corsi d’acqua che si gettano nel fiume Namorona. Oltre al lemure del bambù, il parco di Ranomafana è habitat di altre 11 specie di lemuri, tra cui alcuni molto rari e con gravi minacce di estinzione, come il lemure dal naso grigio (Prolemur simus), il maki lanoso (Avahi laniger), il sifaka di Milne-Edwards (Propithecus edwardsi), il lemure dal ventre rosso (Eulemur rubriventer) e l’aye-aye. C'è infine una cosa che mi ha fatto riflettere e lo farà ancor più nei giorni seguenti, in questo panorama di luce e ombre, di ricchezza e di povertà, di miseria e di dignità: quel piccolo seme gettato il 23 Novembre dl 1967 in quella terra benedetta ha germogliato e fruttificato: 15 Case della Carità , 63 Suore, 7 Novizie, 7 novizi fratelli, un centinaio di Servi della Chiesa, e tutti i progetti RTM-CDM-Ravinala che hanno impegnato centinaia di volontari laici: sembra proprio  che Dio voglia provocare la nostra Chiesa Reggiana,  dove avviene il fenomeno inverso, calo di vocazioni, chiusura di Case della Carità, Messe e Sacramenti disertati .. e c'è da  ringraziare  il Vescovo Massimo per aver deciso di inviare due Sacerdoti giovani - Don Simone e Don Luca - nonostante le difficoltà che si creano in Diocesi per la cronica mancanza di preti: ma la ricchezza straordinaria che viene dallo scambio con Chiese sorelle chiede  che si continui in questa avventura sicuri che Dio non mancherà di benedire, di colmare di grazie e di abbondantissimi frutti, gli sforzi di chi spende qualche anno o tutta la vita al servizio della Missione. Ricordiamo perciò, pieni di gratitudine, chi ci ha preceduto ed ha tracciato la strada di questo cammino meraviglioso che vede ancora oggi comunione e unità di azione tra sacerdoti, religiosi e laici. Si tratta di una formula e un modello esemplare che sarebbe prezioso da applicare  anche  alle nostre Unità Pastorali, che spesso non cercano di unire risorse, energie, opportunità ma continuano nella resistenza  della propria individualità parrocchiale campanilistica invece di avere uno sguardo più lontano e lungimirante. 
Grazie Roberto Soncini del CDM per averci guidato con tanta pazienza (davvero malgascia!!) sapienza e competenza nel nostro  Pellegrinaggio.

Correggio,  3 Dicembre 2017 1° Domenica di Avvento                                                               

                                                                                                                                         Enos Rota

Nessun commento:

Posta un commento